Intervista a Lucio Pastocchi, figlio di Giuseppe comandante partigiano. La storia della Resistenza a Potenza Picena
a cura di Elvio Mancinelli.
D. Qual è la sua parentela con Giuseppe Pastocchi?
R. Sono suo figlio.
D. Quando e dove è nato suo padre?
R. Il 17 luglio 1903, a Potenza Picena.
D. Suo padre ha mai avuto la tessera del Partito Fascista?
R. No.
D. Ciò gli ha creato dei problemi economici?
R. No, perché era un bravo artigiano, aveva la sua bottega di falegname.
D. A Potenza Picena la lotta antifascista è stata attiva solo dopo l’8 settembre 1943?
R. No, anche prima, a cominciare dal 1922.
D. Durante il Fascismo suo padre ha svolto qualche attività contro il regime?
R. Ha sempre mantenuto i collegamenti con gli antifascisti di Ancona.
D. Si svolgevano delle riunioni clandestine? Dove?
R. Nella bottega di mio padre.
D. È stato mai scoperto?
R. No.
D. Durante il periodo fascista suo padre ha subito delle persecuzioni per le sue idee politiche?
R. Sì, in più occasioni.
D. Quando?
R. All’inizio degli anni Venti, quando i fascisti hanno appiccato il fuoco al Circolo ricreativo di Potenza Picena.
D. Come si sono svolti i fatti?
R. Passando di notte, si è accorto che il Circolo stava bruciando. Ha cercato di spegnere l’incendio, è stato visto ed egli è scappato. I fascisti si sono rivolti alla famiglia; lo hanno trovato ed interrogato. Poi lo hanno legato e trascinato dietro ad un carro, bastonato e costretto ad ingerire un litro di olio di ricino.
D. Ha subito conseguenze fisiche?
R. È stato male per quaranta giorni.
D. Perché suo padre difendeva il Circolo ricreativo?
R. Perché lì aveva sede la “Filodrammatica” di Potenza Picena, di cui egli, assieme ai suoi fratelli, faceva parte attivamente.
D. In quale altra occasione suo padre ha avuto dei problemi con i fascisti?
R. Verso la metà degli anni Trenta. Egli e suo fratello Emilio sono stati processati presso il tribunale fascista di Recanati e hanno subito una condanna a cinque anni di carcere, poi amnistiata.
D. Perché?
R. Avevano avuto una discussione con Zacconi, gerarca fascista del paese.
D. Nella sua famiglia, chi è stato partigiano, oltre a suo padre?
R. Lo hanno aiutato anche i fratelli Antonio, Edmondo ed Emilio. Anch’io, sebbene molto giovane, ho collaborato con lui durante la lotta partigiana.
D. Dopo l’8 settembre che cosa ha fatto suo padre?
R. Anzitutto ha pensato a fondare il GAP ed egli ne è diventato il comandante.
D. Quando è stato costituito il GAP a Potenza Picena?
R. Nel novembre del 1943, ma la sua attività era iniziata fin dall’inizio del mese di settembre.
D. Dove è stato fondato?
R. La prima seduta si è svolta nella casa di mio padre. La sua abitazione è diventata un centro di raduno dei gappisti e di collegamento con gli emissari di associazioni patriottiche dei paesi limitrofi.
D. Il GAP di Potenza Picena si riuniva sempre a casa di suo padre?
R. Come centro di riunione veniva adibito anche il Convento dei Frati Minori Conventuali di Sant’Antonio di Potenza Picena, i quali hanno sempre dato la loro disponibilità anche nei momenti più pericolosi.
D. Nel GAP di Potenza Picena c’erano donne?
R. Nel CLN no; nel GAP ce n’era una, Scortichini Maria. Siccome assieme al padre, Scortichini Fausto, era la titolare del telefono del paese, faceva anche la telefonista del GAP, avvertiva mio padre quando c’era qualche pericolo. Con la loro collaborazione, mio padre ha potuto apprendere molte notizie importanti circa le decisioni del Conconi, sansepolcrista di Porto Potenza Picena, e del Ferrazzani, Prefetto di Macerata. Gli Scortichini aiutavano noi partigiani in particolar modo nelle ore notturne, quando veniva effettuato qualche rastrellamento o perlustrazione, avvisandoci in caso di pericolo. Scortichini Maria era sempre pronta nel portare ordini al Comandante dei partigiani di Portorecanati, Principi Gino e ad altri partigiani nascosti nelle varie case coloniche dei dintorni.
D. Quando è stato costituito il CLN di Potenza Picena?
R. Il 23 febbraio 1944.
D. Da chi?
R. I principali organizzatori sono stati mio padre e i suoi fratelli.
D. Dove è stato costituito?
R. A casa di mio padre, presenti anche altri partigiani, come Carestia Antonio, Malatini Giuseppe, Berti Primo. Ha presieduto la riunione costitutiva un rappresentante del CLN di Macerata, un certo Salvi, accompagnato da Morganti Manlio.
D. Qual è stata la prima azione di suo padre dopo l’armistizio?
R. Subito dopo l’8 settembre 1943 ha aiutato un gruppo di giovani dei paesi limitrofi, renitenti alla leva fascista e di soldati fuggiti dai propri reparti.
D. Dove si trovavano?
R. Erano radunati in un’altura ai confini tra Potenza Picena, Civitanova e Montecosaro, denominata San Savino.
D. Suo padre che cosa ha fatto per loro?
R. Assieme ai miei zii ha preso contatto con i loro dirigenti. Ha assicurato l’interessamento per tutti i loro fabbisogni. Ha subito organizzato i soccorsi, cercando tra la popolazione viveri e indumenti. Ha prelevato denaro da diverse amministrazioni, ha acquistato al mercato clandestino capi di bestiame, quindi ha rifornito di carni il gruppo.
D. Il gruppo è stato scoperto dai fascisti?
R. No, perché veniva avvertito a mezzo staffette, se vi era qualche pericolo.
D. Suo padre è stato mai sorpreso dai fascisti mentre svolgeva la sua attività di partigiano?
R. Sì.
D. In che circostanza?
R. Il 25 gennaio 1944, quando si trovava nel Convento dei Frati Minori di Potenza Picena, a colloquio con il guardiano, Padre Pieragostini, per decidere un appuntamento con un rappresentante del CLN di Macerata.
D. Era solo con Padre Pieragostini?
R. No. Era presente anche qualche altro partigiano, tra cui Menghini Oreste. Mentre si svolgeva il colloquio, improvvisamente il Convento è stato accerchiato dai fascisti capeggiati dal Prefetto di Macerata, Ferrazzani.
D. Che cosa desideravano?
R. Volevano ritirare gomme e mezzi di trasporto ivi esistenti.
D. Li hanno ottenuti?
R. Con le minacce hanno imposto a Menghini Oreste di rivelare il luogo ove erano nascosti tali mezzi.
D. Suo padre ha subito conseguenze?
R. È stato fermato, ma poco dopo rilasciato.
D. Suo padre aveva dei collegamenti con altri paesi vicini?
R. Sì, con associazioni partigiane di Recanati, Macerata, Portorecanati, Civitanova Marche, Morrovalle, Montelupone.
D. Ha aiutato anche coloro che si imbarcavano per l’Italia liberata?
R. Era in collegamento con Butteri Buttero e con Beruschi Mariano di Portocivitanova, sfollati a Montecanepino. Essi erano i fautori degli imbarchi: trasportavano prigionieri alleati con barche e motopescherecci.
D. A proposito di imbarchi, conosce qualche episodio in cui suo padre è stato protagonista?
R. Sì, quello avvenuto il 23 marzo 1944.
D. Come si sono svolti i fatti?
R. La staffetta Ascani Sante ha avvertito mio padre che era desiderato da Michelini Lorenzo di Portorecanati. Questi lo ha presentato al signor Spazzoli Tonino di Forlì che lo ha incaricato di favorire l’imbarco per il Sud di alcuni generali alleati. Allora mio padre nella zona dell’Asola ha preso contatto con dei coloni suoi collaboratori: Cavalieri Nazzareno e Mariano, Cimini Augusto, Pianaroli Attilio, Principi Augusto. Poi assieme allo Spazzoli e al Michelini, è andato da don Ezio Cingolani, parroco di Sambucheto in territorio di Montecassiano, perché egli sapeva dove erano nascosti i suddetti generali. Dopo averli prelevati, li ha fatti imbarcare, non in contrada Asola, come pensava inizialmente, ma a Porto San Giorgio.
D. Suo padre conosceva don Ezio Cingolani?
R. Sì. Ha collaborato con lui in alcune occasioni.
D. Che cosa ha fatto suo padre per i partigiani della montagna?
R. In qualità di dirigente del GAP ha inviato denaro, viveri e indumenti ai partigiani che erano sulle montagne dell’Appennino marchigiano.
D. Il GAP di Potenza Picena era collegato a qualche gruppo partigiano della montagna?
R. Era associato alla Brigata Spartaco.
D. Suo padre dove prendeva i rifornimenti?
R. Spesso tra Montecosaro e Morrovalle.
D. La popolazione collaborava?
R. La gente ha molto aiutato noi partigiani, in vari modi. Tipico il caso di Moriconi Mario, il quale, arrestato per aver fornito carni, si è rifiutato di rivelare il nome del compratore. Così il colono Cavalieri Mariano, il quale con i mezzi agricoli ha trasportato più volte generi alimentari. Dietro indicazioni avversarie è stato arrestato e minacciato di fucilazione: si è rifiutato di parlare provocando per rappresaglia l’arresto del fratello Nazzareno.
D. Tra i partigiani di Potenza Picena andati in montagna ci sono state delle vittime?
R. Sì. Mariano Cutini e Mariano Scipioni. Essi erano due giovani di Potenza Picena che hanno chiesto di essere aiutati. Sono andati in montagna volontari, perché non volevano arruolarsi nell’esercito dei fascisti. Nei pressi di Caldarola sono stati presi prigionieri e poiché non hanno rivelato i nomi dei loro comandanti sono stati fucilati a Montalto di Cessapalombo, assieme ad altri partigiani.
D. Nel CLN di Potenza Picena c’erano dei religiosi?
R. Sì padre Giovanni Pieragostini e fra Salvatore Pantoni, del locale Convento dei Frati Minori.
D. Qual è stato l’atteggiamento del clero di Potenza Picena nei confronti della Resistenza?
R. I cappuccini di Potenza Picena si sono tenuti in disparte, i preti in genere si sono impegnati poco; mentre invece un grande aiuto lo hanno dato i frati minori conventuali.
D. Suo padre che rapporti ha avuto con la Chiesa?
R. La famiglia Pastocchi era cattolica; mio padre ha avuto contatti con alcuni rappresentanti del clero: con alcuni frati minori e con don Ezio Cingolani di Sambucheto.
D. Qual è stato il contributo dei frati minori di Potenza Picena alla Resistenza?
R. È stato molto grande. Essi hanno nascosto persone ricercate, viveri, mezzi di trasporto, armi ed ogni altra cosa. Hanno nascosto le armi sotto i letti dei fraticelli; i fascisti hanno perquisito il Convento, ma non le hanno trovate. Hanno ospitato riunioni clandestine, hanno sempre dato la massima disponibilità.
D. Lei conosce qualche altro episodio in cui è stato coinvolto il Convento dei Frati Minori?
R. Sì. Mio padre aveva preso appuntamento con il guardiano, padre Pieragostini, per prelevare il materiale nascosto nella selva del Convento e per trasportarlo in località Sambucheto, dove precedentemente aveva nascosto delle persone attivamente ricercate dal sansepolcrista Conconi.
D. Di che materiale si trattava?
R. Di armi, viveri e indumenti.
D. In che modo avrebbe trasportato questo materiale?
R. Con un mezzo fornito dal Convento.
D. Suo padre era solo?
R. Era aiutato dal partigiano Percossi Belfredo.
D. Che cosa è successo?
R. Mentre mio padre e il suo aiutante si sono avvicinati in un luogo nascosto e segreto del bosco del Convento, hanno udito delle voci in lingua straniera. Erano tedeschi che avevano circondato il Convento, che operavano una perquisizione allo scopo di ricercare degli ufficiali e dei generali alleati, fuggiti dai campi di concentramento.
D. Suo padre e Percossi Belfredo sono riusciti ugualmente a portare a termine l’impresa?
R. Sì. Per il mattino alle sei, erano di ritorno a casa.
D. Conosce altre azioni compiute da suo padre?
R. Il 16 marzo 1944 è stato informato da una staffetta di Montelupone che in località Fonteianni vi erano degli ufficiali alleati sbandati che avevano bisogno di aiuto. Allora assieme ad altri partigiani è riuscito a trovar loro alloggio e vitto. Erano inglesi, neozelandesi, americani, superstiti di un aereo precipitato nei pressi di Cingoli.
Il 18 marzo 1944 ha salvato 25 giovani di Potenza Picena da un falso capitano inglese, che in realtà era un fascista veneziano. Poiché persisteva la chiamata alle armi da parte dei distretti, molti giovani, anziché arruolarsi nell’esercito cercavano ogni mezzo per raggiungere l’Italia liberata. Il falso capitano inglese, anziché condurli a Bari, li avrebbe condotti a Venezia, in mano tedesca. Allora mio padre anzitutto ha evitato l’imbarco, avvertendo quei giovani dell’inganno in cui stavano cadendo. Inoltre ha cercato di acciuffare il falso capitano. Ha incaricato il partigiano Morgoni Guido, il quale ha dato appuntamento al falso capitano in località isolata, sotto pretesto che altri giovani desideravano partire con lui. Ma nel luogo dell’appuntamento sono state vane le attese e vane le ricerche dei giorni successivi.
Nel maggio 1944 ha salvato un paracadutista alleato. Il telefonista Scortichini Fausto aveva avvertito mio padre che il Conconi aveva telefonato al Maresciallo dei Carabinieri della locale caserma, affermando di aver scoperto la presenza di un paracadutista alleato sulla strada tra Potenza Picena e Porto Potenza Picena. Allora mio padre e i suoi fratelli Edmondo e Antonio, divisi per le strade che conducevano a Porto Potenza Picena, si sono messi alla ricerca del suddetto paracadutista. Lo hanno trovato a circa sei chilometri dal paese, lo hanno avvisato del pericolo e gli hanno consigliato di proseguire per i campi. Al ritorno, mio padre ha incontrato i carabinieri che ricercavano il paracadutista.
D. Suo padre durante la lotta partigiana ha subito degli arresti?
R. Sì.
D. Quando?
R. Il giorno seguente ad un attentato contro il sansepolcrista Conconi, despota della zona, avvenuto il 10 aprile 1944. Dietro ordine dello stesso Conconi e dei carabinieri, mio padre, assieme ai fratelli Antonio ed Edmondo, e ad un altro partigiano di nome Carota Giuseppe, è stato arrestato per rappresaglia e rinchiuso nelle carceri locali.
D. Quanto è restato in carcere?
R. Dopo essere stato trattenuto qualche giorno nelle carceri di Potenza Picena, è stato condotto insieme agli altri, nelle prigioni della Caserma “F. Corridoni” di Macerata, dove è stato trattenuto per quasi un mese.
D. Che cosa gli hanno fatto?
R. È stato interrogato, perché i fascisti volevano sapere chi erano i capi partigiani di Potenza Picena.
D. Ha subito torture?
R. No. Ma assieme ai fratelli sarebbe stato deportato in Germania, se all’ultimo momento il Prefetto di Macerata Ferrazzani, non avesse deciso diversamente. Con loro c’erano due ebrei che sono stati deportati in Germania e di cui non si è più saputo nulla.
D. Conosce qualche altra azione particolarmente rischiosa compiuta da suo padre?
R. C’era da ritirare dalla casa colonica di un certo Pepi, lungo la valle del fiume Chienti, fucili e munizioni relative, bombe a mano. Il 12 maggio 1944 mio padre ha guidato sul posto un gruppo di gappisti. Al ritorno, due del gruppo sono stati aggrediti da due fascisti, che poi sono stati disarmati da altri gappisti accorsi in aiuto.
D. Il GAP guidato da suo padre ha ricevuto armi dagli alleati?
R. Ne doveva ricevere.
D. Come sono andate invece le cose?
R. La notte del 17 giugno 1944, udita la parola d’ordine, “Il grano è rosseggiante” trasmessa da radio Bari, i gappisti di Potenza Picena, sotto la guida di mio padre, con l’aiuto di quelli di Portorecanati, si sono recati in località Asola, presso la casa del colono Cavalieri Mariano, ad attendere gli aerei inglesi che avrebbero dovuto lanciare armi. Ma il lancio non è stato effettuato per la presenza nella zona di Montecosaro della contraerea tedesca. All’alba i partigiani hanno fatto ritorno alle loro case.
D. Quando è avvenuta la liberazione di Potenza Picena?
R. Il 30 giugno 19444 il locale GAP ha assunto il controllo della città, prima che arrivassero gli Alleati. Nel pomeriggio di tale giorno i tedeschi, dalle alture di Recanati hanno bombardato Potenza Picena uccidendo dieci persone e ferendone altre. Mio padre e tutti i gappisti, coadiuvati dalla popolazione, le hanno trasportate in ospedale.
D. Dopo la liberazione di Potenza Picena, che ruolo ha svolto suo padre?
R. È stato nominato primo sindaco della città, poi si è ritirato a vita privata.
D. Anche lei ha svolto attività partigiana?
R. Sì.
D. Che cosa ha fatto?
R. Non ho compiuto atti di valore. Data la mia giovane età, ho aiutato mio padre.
D. Ricorda un episodio particolare?
R. Un giorno mio padre doveva incontrarsi in un luogo segreto con un dirigente della Resistenza. Io lo accompagnavo. Dovevamo percorrere a piedi vari chilometri. Ad un tratto abbiamo visto un posto di blocco tedesco. Mio padre, che portava con sé delle armi, immediatamente me le ha consegnate ed io le ho nascoste accuratamente sotto il giubbetto. Egli è stato perquisito, mentre io sono passato liberamente.
(Articolo tratto dal libro: Storie di Partigiani – Archivio della Memoria, S. Bellino (RO), 8 settembre 2000 – Biblioteca Comunale “Carlo Cenerelli Campana” Potenza Picena – trascrizione Prof. Gianfranco Morgoni)
Articoli Correlati:
- 25 aprile 2010 – 65º Anniversario della Liberazione – ricordando il comandante del GAP di Potenza Picena Giuseppe Nazzareno Pastocchi
- Ricordando due ragazzi santesi fucilati a Montalto 66 anni fa, i quali “vissero in montagna un cantico di fede, di sacrificio, di gloria”
- Ricordando Padre Giovanni Pieragostini, il guardiano dei Frati Minori di Potenza Picena che ha aiutato la Resistenza locale
- Centocinque anni fa nasceva Antonio Carestia, primo Sindaco democratico dopo la Liberazione
- Potenza Picena e la Resistenza – Il ruolo del Convento dei Frati Minori
- 30 Giugno 1944 Potenza Picena dalla Liberazione alla tragedia
- 25 Aprile 1945 – 25 Aprile 2009 — 64° Anniversario della Liberazione — Ricordando un nostro partigiano “dimenticato”: Albino Onofri
- 25 Aprile, Festa della Liberazione onore ai partigiani combattenti santesi Amos Rossi, Candiano Venturi e Primo Marabini morti per la libertà