Luis Dottori, figlio di un emigrante di Potenza Picena, un pittore della vita in Argentina
(Sintesi, a cura di Emilio Zamboni e Gianfranco Morgoni, di un’intervista tratta dal sito www.abcdonline.com.ar)
Pittore di intensa drammaticità, Luis Dottori appartiene a una generazione di artisti per i quali la creatività si deve necessariamente unire alla sensibilità sociale. I suoi paesaggi e i bambini del quartiere popolare di Flores a Buenos Aires, rappresentano un contributo morale insostituibile per la nostra arte pittorica. In questa intervista egli ricorda sequenze della sua vita e della sua carriera professionale, che nonostante gli anni, si mantiene in pieno rigoglio.
Amiamo gli occhi dei bambini dove il mondo appare nella sua bella e dolorosa verità. Alcuni grandi plastici argentini come Spilimbergo, Berni, Bruzzone o Luis Dottori, si specializzarono nel dipingere ritratti di bambini nei cui occhi si possono vedere penombre o lampi di una realtà che solo un artista può scoprire. Luis Dottori, pittore, ha abitato per molti anni nel quartiere di Flores e nelle sue opere possono vedersi i cambiamenti del paesaggio. Dottori è un uomo che ripercorre con molta lucidità i temi proposti nel corso di tutta la sua carriera artistica. Don Luis prima di essere pittore è stato parrucchiere e grazie a questa professione ha potuto mantenersi agli studi e quindi dedicarsi pienamente all’arte. Figlio di due emigranti italiani che si conobbero e sposarono in Brasile, prima di trasferirsi in Argentina, Dottori nacque nel 1915 nel quartiere di Flores ed è cresciuto insieme ad altri otto fratelli, in una famiglia di modeste condizioni abituata al lavoro duro.
A sei anni si è trasferito con la sua famiglia nella casa attuale, e lì cominciò ad acquisire le prime impressioni del paesaggio che mai lo hanno abbandonato e che lui trasferirà nei suoi quadri. Incontrò anche, casualmente, un pittore di cui non conobbe mai il nome, mentre era intento a dipingere con il suo cavalletto e ne rimase come ipnotizzato al punto che decise immediatamente di dedicarsi alla pittura.
Già nel 1939 Dottori partecipò con altri amici ad alcune mostre collettive. La prima esposizione individuale la realizzò nel maggio del 1957 nel quartiere della Boca, dove ebbe modo di frequentare altri famosi pittori, tra cui Fortunato Lacàmera, José Luis Menghi e Quinquela Martin. Due delle sue più recenti mostre si sono tenute nella sede del Consejo Deliberante nel 1993 dove ha esposto 40 quadri e nel 1995 nel Museo del Banco Provincia con 25 lavori. Alcune delle sue ultime mostre sono state realizzate insieme a sua moglie Griselda Miranda Armas, anch’essa valente artista plastica.
Dottori ha acquisito anche il merito di aver insegnato per molti anni disegno e arti plastiche a intere generazioni di ragazzi senza aver ricevuto mai alcun compenso, cosa che gli farà guadagnare perenne gratitudine da parte dell’intera comunità cittadina. Questa sua attività si è svolta nell’ambito del Club Penarol e, in occasione del suo ottantesimo compleanno, qui fu festeggiato da più di cento persone. Questa attività di insegnamento volontario la esercitò anche in un villaggio di baracche tra mille difficoltà. Dice: “Sempre ho pensato che la mia missione di artista non doveva finire di fronte a una tela”. Per questo si è sempre sentito in dovere di trasferire le sue conoscenze e la sua esperienza agli altri, specialmente ai bambini più sfortunati.
Dottori ebbe come maestro il grande pittore e scultore Antonio Sassone, che viveva nel suo stesso quartiere, e che lo incoraggiò invitandolo a lavorare nel suo studio. Nel corso di tutta la sua carriera continuò a studiare e a perfezionarsi nell’arte considerando queste attività della massima importanza. Fino agli anni sessanta mantenne anche la sua attività di parrucchiere, dopo di che poté iniziare a mantenersi solo con il lavoro di pittore. Ha sempre mantenuto cordiali relazioni con altri famosi pittori argentini, tra i quali Enrique Policastro, Juan Carlos Castagnino e il più importante di tutti Spilimbergo. Su tutti esercitò positive influenze e comunicò loro i principi dell’arte europea che ciascuno recepì secondo la propria natura. Fu un vero punto di riferimento per i pittori del suo tempo. Spilimbergo era autore di una pittura ricca di contenuto. Il gruppo di cui faceva parte lo stesso Dottori aveva un concetto molto elevato dell’arte: credeva che questa dovesse contribuire a formare la coscienza del popolo, come era avvenuto in Messico ad opera dei pittori Ribeira e Siqueiros. Ora la pittura ha un carattere più superficiale.
Riguardo ai grandi pittori della Boca che egli frequentò, riferisce: “Quinquela, il più noto, era un grande artista, uno dei maggiori della nostra pittura, disinteressato alle dispute accademiche, dotato di spiccata originalità e forza espressiva e, nonostante la ricorrenza dei temi, autore di opere stupende. Lacàmera era pittore sensibilissimo e colto, autore di nature morte di impronta molto personale. José Luis Menghi, maniscalco, un uomo gigantesco, con le mani enormi e l’aspetto bonario, abile pittore di soggetti floreali colmi di sentimento poetico”.
Dottori riconosce che i suoi quadri di maggior successo furono i ritratti di bambini e i paesaggi. I bambini, fonte permanente della sua ispirazione, tornano regolarmente alla sua memoria. E non solo nella memoria: proprio il giorno di questa intervista Dottori riceve la visita di un quarantenne baffuto a cui l’artista fece un ritratto da piccolo. I due rievocano i tempi passati osservando varie foto dell’epoca e ricordando quando il piccolo andava a farsi tagliare i capelli nella sua parrucchieria. Altro tratto caratteristico della sua arte è la diffusa malinconia degli sguardi e dei suoi paesaggi. Una volta, a un uomo che gli aveva chiesto la ragione di ciò, Dottori rispose che la vista della realtà gli provocava dolore, ma che egli, come artista, desiderava rappresentarla tale e quale, perché voleva che nei suoi quadri entrasse la vita. Quello replicò che era d’accordo, ma che presto quei terreni incolti si sarebbero popolati e avrebbero acquistato vitalità. L’artista rispose che se ciò fosse accaduto, ne sarebbe stato molto contento. Questo accadeva negli anni 30 o 40. In quel luogo si costruirono effettivamente alcuni edifici e alcune cose cambiarono, ma per il resto è rimasta solo una enorme baraccopoli. La miseria è uguale, se non peggiore. Così, attraverso i suoi quadri è possibile ricordare a tutti come stavano le cose.
Il pittore Luis Dottori, nato a Buenos Aires nel 1915 da Luigi di Potenza Picena e da Juana Musatto, è morto nella stessa città nel 2003. Il giorno 18 maggio 2016 suo nipote, il Sig. José Alberto Caruso Dottori, ha donato al nostro Comune una sua opera, “Truco” del 1995, un pastello di cm 60×40, raffigurante giocatori intorno ad un tavolo.
Documenti allegati:
- luis_dottori.pdf – Testo integrale in castigiano dell’intervista a Luis Dottori
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