Ricordando LICIA CANTATORE, la giovane figlia del Direttore Didattico della Scuola Elementare di Potenza Picena, morta nel 1950 a soli 12 anni
di Giovanni Cantatore
Nacque il 1º novembre 1937 a Porto Civitanova da Giovanni e Amneris e venne ad allietare la famiglia già ricca di altri due fratelli, Gabriele e Anna Maria. Visse come un fiore, in perfetta salute e in perfetta letizia, beandosi della luce e dell’aria nei suoi giochi infantili con i coetanei di Porto Civitanova, prima, poi di San Ginesio, di Cingoli ed infine di Potenza Picena.
Frequentò con gioia l’asilo nel 1940 fino all’inizio della seconda guerra mondiale; era fiera di sé per tutte le poesie e i canti che eseguiva con precisione e si pavoneggiava, se era lodata.
Nel 1943 entrò nelle scuole elementari, che frequentò assiduamente, ottenendo ogni anno la promozione con ottimi voti, tanto da essere più volte premiata.
Di tanto in tanto, durante la frequenza delle scuole elementari, veniva chiamata a far parte di cori e di piccole compagnie teatrali, dimostrandosi sempre capace e assidua e dando prova di possedere una spiccata attitudine alla recitazione e al canto.
Passata alla scuola media di Potenza Picena, nel 1948, dimostrò un forte attaccamento allo studio, ottenendo sempre buoni voti in tutte le materie.
Al compimento del dodicesimo anno la sua voce divenne veramente meravigliosa, tale da essere ritenuta come una cantante prodigio, riuscendo a tenere acuti veramente eccezionali, data la sua età.
Nei cori preparati dalle Suore e dal Parroci era sempre la prima ed era spesso contesa tra i vari religiosi, tanto che spesso i familiari dovevano fare da pacieri tra gli uni e gli altri.
Obbediente e rispettosa con tutti, si dimostrava religiosissima, come risulta dai suoi diari e dalle cronache scolastiche da lei stessa redatte.
Molto spiccato in lei il sentimento dell’amicizia. Bastava che conoscesse una ragazzina della sua età o più piccola per diventare subito sua amica e condurla spesso in casa o andare a casa sua per la redazione dei compiti scolastici o per altre cose fanciullesche.
Non diede mai il minimo dispiacere ai suoi ed amava tanto, oltre i genitori, la nonna e le zie paterne e i nonni materni.
Ogni suo ritorno in famiglia ed ogni sua partenza era salutata da un dolce ed acuto gorgheggio, come di un divino uccellino e per lei il mondo era bello e si beava in esso. Una volta, stando a letto con la febbre, sentì una preghiera della nonna che diceva: – Maria, Madre di Dio, fammi venir con Te! – e subito disse, ignara: – No, nonna, no! …
Nel 1948 e nel 1949 subì felicemente una piccola operazione di poliposi nasale, liberandosi di un intoppo fastidioso alla sua respirazione. Tutto sembrava risolto. Ma nel novembre 1949 i familiari si accorsero che subiva, a tratti, come degli arresti momentanei nella conoscenza e nelle azioni. Fatta visitare da uno specialista, le venne assegnata una cura che la fece peggiorare. Altre visite di medici e specialisti, ma con esiti pressoché negativi.
Finalmente si decise di portarla a Roma dal primario delle malattie nervose. Sembrava un rabdomante, mentre la visitava, al cospetto dei familiari sempre pieni di speranza sulla sua salute.
Venne ricoverata nella clinica specifica dell’Università di Roma e già era dal gennaio 1950 senza più la parola e senza più la conoscenza. Ma, bella nel suo letto di dolore, bianca e rossa e fresca come una rosa, pur essendo tormentata, di tanto in tanto, ad intervalli di secondi, da scosse terribili che la facevano contorcere dalla testa ai piedi.
Innumerevoli medici e specialisti studiarono il suo caso, ma nulla fu fatto per ridarle la vita, la gioia, la salute.
Riportata in famiglia il giorno di San Giuseppe del 1950, spirò fra le braccia del padre, sempre sperante, la notte tra il 26 e il 27 marzo dello stesso anno, tra la disperazione dei suoi genitori e dei suoi familiari.
I suoi funerali furono un’apoteosi: tutte le scolaresche di Potenza Picena l’accompagnarono all’ultima dimora ed ogni amica, ogni condiscepola, le offrì fiori e recitò preghiere.
Riposa ora nel Cimitero di Potenza Picena, in una cappellina gentilmente concessa dalla Famiglia Piani. Quella cappellina è meta di continue visite dei suoi genitori, che si recano di tanto in tanto a deporre fiori ed a sollecitare le Sue preghiere per tutta la famiglia.
Ella certamente è nel coro degli angeli, come richiesta da Dio per rendere più ricca la Sua Corona Celeste.