Marina Romoli fuoriclasse in bici e nella vita
di Nico Coppari
Il coraggio di reagire, senza piangersi addosso. La forza del sogno. La voglia di tornare a camminare.
Sono trascorsi poco più di tre anni da quel giorno. Da quel 1 giugno del 2010, quando per Marina Romoli tutto è cambiato.
Era in sella alla passione della sua vita, la bicicletta, per il solito allenamento quotidiano, sotto il sole di una splendida mattinata di giugno, lungo le strade nella provincia di Lecco. L’allora quasi ventiduenne astro nascente del ciclismo internazionale (argento nel mondiale juniores su strada a 17 anni, nel 2006, quando militava con la società di Potenza Picena Gruppo Sportivo Potentia 1945) era uscita per preparare una prova di coppa del mondo del Grand Prix di Valladolid.
La solita grinta della giovane Marina per migliorarsi, diventare sempre più forte. Con lei il suo fidanzato Matteo e altri giovani ciclisti con tanti sogni e un avvenire tutto ancora da scrivere.
All’improvviso quell’auto, il tempo di sfiorare appena i freni, l’urto spaventoso.
Quando erano circa le 11,30 di quella mattina del 1 giugno 2010, si stava chiudendo il primo capitolo della vita di Marina, della Marina “fuoriclasse della bicicletta”. Le ultime pagine di quel primo capitolo raccontano delle ferite profonde al viso, del trauma alla schiena, del trasbordo urgente all’ospedale Manzoni di Lecco, poi dell’immediato trasferimento al San Raffaele di Milano, del lunghissimo intervento al viso durato oltre 9 ore nel corso del quale sono stati necessari circa 500 punti di sutura per ricostruirle il viso e riportarlo alla sua naturale bellezza. Ma, soprattutto, raccontano delle condizioni della sua schiena, gravemente lesionata.
Poi si è aperto il secondo capitolo. Quello con protagonista la Marina “fuoriclasse della vita”. Quello in cui Marina, dal momento stesso in cui ha riaperto gli occhi e ha preso consapevolezza di cosa le era accaduto, ha raccolto a due mani tutto il coraggio di cui poteva essere capace e ha avuto una forza incredibile nel saper reagire.
Coraggio e forza che le sono serviti nei primissimi e terribili giorni della sua nuova vita. E poi ancora per affrontare le prime pagine del nuovo capitolo, i tanti e delicati interventi per recuperare la mobilità e per la lunga riabilitazione, durante la quale Marina non ha mai mollato. Pagine di vita ben differenti da quando correva in bici e trionfava in giro per l’Italia e per l’Europa, ma ugualmente pervase dall’identica grinta, determinazione, entusiasmo che Marina mette in tutto ciò che fa.
“Piangersi addosso non ci fa crescere, non ci da nulla – dice Marina, esempio cristallino di carattere d’acciaio – in tutto questo tempo ho pianto poco, ho cercato di rimboccarmi subito le maniche per cominciare la mia nuova vita. Soltanto un giorno mi sono lasciata andare, ma poi mi sono detta che non siamo fatti per piangere, per stare fermi, ma siamo fatti per crescere, per progredire”.
Un calvario che sta ancora attraversando delle tappe. E’ dello scorso 11 giugno l’ennesimo intervento, questa volta al viso. Un calvario che ha lasciato cicatrici interne troppo difficili da rimarginare: “Oggi sono già tre anni. E non è un anniversario da festeggiare”, scriveva Marina nella sua bacheca facebook lo scorso 1 giugno.
Nel frattempo accanto a lei sono sempre rimasti le sue colonne più vicine, i genitori Giordano e Marisa e il fratello Paolo. Così come non si sono mai fermati gli attestati di stima e di solidarietà nei suoi confronti che Marina ha ricevuto fin dalle primissime ore dopo l’incidente anche dalle sue colleghe e da tutto il mondo sportivo, ricordata più e più volte dalle giovani cicliste con cui Marina ha condiviso tante battaglie agonistiche sulle due ruote. Così come nella sua Potenza Picena, dove in ogni circostanza la attendono tutti con infinito affetto per abbracciarla e trascorrere con lei del tempo.
Da Marina non solo l’insegnamento di non piangersi mai addosso e di saper trarre nuova linfa dalle brutte sorprese che la vita riserva, ma anche un esempio che sta scolpendo nel granito, giorno dopo giorno, attraverso il suo operato: Marina, fin dalle primissime pagine della sua nuova vita, ha infatti deciso di inseguire il sogno di riprendere a camminare e di aprire le porte della speranza anche a tutti coloro che si trovano nelle sue condizioni. A tale scopo dedica oggi tutte le sue energie. Nelle sedute di allenamento quotidiane in palestra e in piscina. Ma anche con la onlus che ha fondato e che porta il suo nome. La “Marina Romoli onlus” si occupa della raccolta fondi per la ricerca medica sulle lesioni spinali.
Così nei mesi scorsi la onlus ha messo in piedi un evento presso il crossodromo di Faenza in cui hanno gareggiato in bici le stelle del motociclismo (tra cui anche Marco Melandri, Andrea Dovizioso, Pozzato, Guardini), mentre in questi giorni sta partendo la preparazione per il prossimo grande evento, il Ride for life 2013 che si terrà sul circuito internazionale della pista South Milano di Ottobiano, in provincia di Pavia. Sempre a testa alta, sempre a spingere sui pedali della vita, perché, come Marina dice nel refrain della sua canzone, “io ne ho ancora, senti le mia braccia, tengo duro e la vittoria è mia”.
(articolo tratto dall’inserto domenicale del Corriere Adriatico del 23 Giugno 2013)
BELLISSIMA STORIA! UN ESEMPIO POSITIVO PER TUTTI! SPORTIVI E NON!