Potenza Picena “belvedere delle Marche” – il Pincio (cenni storici)
Uno dei luoghi più suggestivi di Potenza Picena, in particolare nel periodo estivo, è sicuramente il Pincio, come viene comunemente chiamato il Belvedere Donatori di Sangue.
Questo largo Piazzale collocato nel contesto dell’area del Convento dei Frati Francescani Conventuali dove un tempo c’era anche il chiostro e l’orto, delimitato da un alto muraglione, dopo la seconda metà dell’Ottocento è stato ricavato questo ampio spazio, con 1’abbattimento dei manufatti esistenti, avvenuto nel 1867, e la riduzione a piazzale delimitato da una siepe di sempreverdi nel 1873. Solo nel 1901 si è creata la passeggiata alberata con la piantumazione di 50 tigli, grazie ad un’idea del prof. Umberto Boccabianca che nel 1900, prima dell’entrata in vigore della legge nazionale, aveva istituito localmente la festa degli alberi (i primi tigli messi a dimora furono quelli di Viale Trieste). Successivamente nel 1932 sono state create le due grandi aiuole, delimitate da muretti, dove al centro erano già collocati due cedri Deodara (la pianta più grande ha oltre 100 anni, con una circonferenza del fusto di metri 3,50, mentre l’altra è stata sostituita perchè colpita da un fulmine).
La collocazione nello stesso periodo di una fontana, opera degli allievi della Scuola d’Arte “Ambrogio della Robbia”, Roberto Valentini e Giuseppe Clementoni (Peppino de Milena), eseguita su disegno del prof. Giuseppe Asciutti e posizionata nel1o spazio centrale, ha costituito un degno completamento dell’area.
Questa fontana fu poi sostituita, perché distrutta da una corriera della SAP che si era sfrenata, con un’altra più moderna, opera dell’allievo della stessa Scuola d’Arte Ferdinando (Fiore) Scataglini. Agli inizi degli anni Sessanta del Novecento sono state create le tre terrazze in sospeso sopra lo stradone di S. Francesco, che hanno ampliato il Pincio e consentito di dare forma ad un vero “balcone”, per facilitare l’ammirazione del paesaggio che spazia dai Sibillini al Mare Adriatico, dove le città di Recanati e Loreto, con il suo Santuario dedicato alla Madonna, sembrano a portata di mano, tanto sono vicine, come pure il Monte Conero. Dopo la costruzione delle tre terrazze, su iniziativa di Bruno Grandinetti, fu collocato in quella centrale un cannocchiale, che consentiva di ammirare e godere lo straordinario panorama dell’intera vallata del Potenza.
Nel 1912, dopo la costituzione della SAP (Società Automobilistica Potentina), a fianco della Chiesa di S. Francesco, è stato costruito il garage per ospitare le corriere, successivamente demolito, mentre in prossimità della scalinata di Via Castelfidardo, nel 1929 è stata costruita una Palestra, da parte dell’ONB (Opera Nazionale Balilla), su progetto del Geometra Raoul Moschini ed inaugurata il giorno 20/10/1929. Per quanto riguarda il nome di questo straordinario Belvedere, che tutti popolarmente chiamano “il Pincio”, bisogna fare alcune precisazioni. Non è vero che fin dall’inizio questo spazio è stato chiamato in questo modo.
Nei primi documenti dell’Ottocento viene chiamato Mercato o Piazzale S. Francesco, poi dopo il 1901, con la messa a dimora dei tigli, anche passeggiata. Casualmente solo in un documento del 25/10/1885 si usa il nome di Pincio, in occasione dell’affidamento dei lavori di manutenzione della siepe di sempreverdi presente in questo spazio. Probabilmente questa denominazione è stata mutuata dal Colle di Roma che porta questo nome. Nel 1898, il giorno 29 Giugno, in occasione del 1° Centenario della nascita del grande poeta Giacomo Leopardi, questo Piazzale gli è stato intitolato, proprio perché si affaccia di fronte a Recanati, la sua città natale. Il 5/12/1966 i rappresentanti della Società di Mutuo Soccorso Potentina di Buenos Aires, Presidente Faustino Fontinovo e Segretario Mario Percossi, che avevano promosso la costruzione della Piramide de Mayo a Potenza Picena, poi successivamente inaugurata il 16/7/1967, chiesero ufficialmente che lo spazio del Giardino dei Tigli fosse intitolato alla “Repubblica Argentina”. La proposta non fu accolta. Il 13 Ottobre 1996 il Belvedere è stato definitivamente intitolato ai Donatori di Sangue dell’Avis, per la meritoria opera che svolgono a favore della comunità.
Possiamo chiamarlo Pincio o Belvedere Donatori di Sangue, oppure come si usava nel passato Mercato o Piazzale S. Francesco, Piazzale o Largo Leopardi, Passeggiata, Giardini Pubblici o Giardino dei Tigli, esso comunque rimarrà sempre un luogo dell’anima, ideale sia per il divertimento che per la contemplazione della natura, che ha saputo ispirare poeti e uomini di cultura, come Norberto Mancini, Severino Donati e Giovanni Pastocchi, che ha visto passare molte generazioni di santesi, che saranno sempre grate a coloro che lo hanno realizzato in questo luogo meraviglioso.
Dedichiamo questo lavoro ad un amico che ci ha lasciato il 3 luglio 2010. Gian Mario Lazzarini, nobile, ma sempre pronto ad aiutarci nelle nostre ricerche storiche per valorizzare la migliore tradizione di Potenza Picena. Ci mancherà la sua disponibilità, intelligenza ed umanità.
Il Pincio – Traducción al castellano – Traduzione in castellano a cura di Emilio Zamboni.
Il Pincio – English version – Traduzione a cura di George Dernowski.
Potenza Picena – Il Pincio fr_FR – Traduzione a cura di Loretta Lazzarini e Marlène Lepetit.
appena posso, mi dò alla ricerca sfrenata di vecchie foto del pincio te le scannerizzo e te le posto…
Comunque come sempre, fare una giratina qui in queste pagine è sempre da tuffo al cuore. Ieri ho rivisto il Pincio “nuovo”, dal vivo…per carità è bellissimo, il panorama è superbo come sempre, però io mi ci devo abituare a tutta questa “modernità!”
Ho ancora negli occhi il chiosco, il juke-box e la fontanina….
Attendiamo le sue foto. Il Pincio di Potenza Picena è cambiato, ma crediamo in meglio.
È diventato un “salotto” e con il suo panorama che spazia dai monti al mare, fa di Potenza Picena il “belvedere delle Marche”, luogo simbolo della identità dei santesi.
Non dobbiamo avere paura delle novità, anche quando gli interventi vengono fatti all’interno del centro storico, purché si usino termini appropriati per definirli.
Crediamo che nel caso del Pincio si sia trattato di un operazione di “riqualificazione” dello spazio e delle attrezzature, e non certo di una modernizzazione. È stato cambiato il “vestito” del Pincio, non certo il suo “corpo”, che continua a mantenere la sua originalità ed unicità. Questo non si può modernizzare.