Lettere 1ª e 2ª sopra Monte Santo di Filippo Bruti Liberati
Filippo Bruti Liberati
Alla schiera di santesi, o montesantesi, illustri che da diciassette mesi sfilano su questo blog può sicuramente essere aggregato il Marchese Filippo Bruti Liberati, che, pur non originario di questo comune, ha frequentato spesso, per ragioni familiari, la nostra città, coltivando anche qui la sua passione per la storia, i personaggi, i monumenti e le opere d’arte e lasciando ai posteri, sotto forma di lettere, che da oggi iniziamo a presentare, significative e preziose testimonianze del passato.
La biografia pubblicata nel 1868 a Ripatransone dalla Tipografia Jaffei, autore il Pievano D. Romualdo Veccia, una cui copia ci è stata gentilmente fatta pervenire dal Prof. Antonio Giannetti, che sta elaborando un nuovo saggio sulla figura e l’opera del Marchese, riporta alcuni dati che adesso andiamo a presentare.
Filippo Bruti Liberati nacque a Roma il 13 aprile 1791, primo dei dieci figli di Gaetano Bruti di Ripatransone e Maddalena Liberati di Viterbo.
Educato nelle scuole del Collegio Romano, il piccolo Filippo diede ben presto prove di capacità e di diligente applicazione agli studi. Nei mesi estivi la famiglia si trasferiva ogni anno a Ripatransone ed anche qui, assecondando il desiderio del padre, il giovanetto continuava a frequentare con profitto la scuola pubblica. Allo stesso tempo la madre lo conduceva spesso con sé alle funzioni religiose, dove il ragazzo mostrava sentimenti di devozione e di viva partecipazione. Si narra, a questo proposito, che una volta fu capace di riferire fedelmente, a memoria, la predica appena ascoltata nella chiesa dei Padri Filippini.
Nel 1806, compiuto il corso di Retorica, intraprese gli studi di Filosofia, Fisica e Matematica. Successivamente passò al Diritto, Civile e Canonico, conseguendo la laurea in queste discipline. Contemporaneamente coltivava anche lo studio delle lingue, antiche e contemporanee, quali il Latino, il Greco, il Francese, il Tedesco, lo Spagnolo e il Portoghese.
Nel 1812, nel corso di uno dei soggiorni annuali a Ripatransone, morì il padre. Da allora iniziò l’esercizio della pratica legale, collaborando con vari prelati del Tribunale della S. Rota e ricoprendo importanti incarichi nell’ambito di questo organismo.
Nel 1834 morì anche la madre. Decise allora di trasferirsi definitivamente a Ripatransone e dedicarsi alla cura dei beni di famiglia. Il 26 luglio 1836 sposò la Contessa Ippolita Compagnoni Marefoschi di Monte Santo. Ricoprì in patria numerose cariche pubbliche (Consigliere, Anziano, Deputato delle Scuole, Governatore Supplente) adoperandosi sempre per il bene della comunità.
Allo stesso tempo si dedicava con instancabile passione allo studio di testi, documenti d’archivio, reperti archeologici e testimonianze del passato, alla continua ricerca di notizie inedite su fatti, personaggi, opere d’arte, memorie storiche del territorio Piceno. Risultato di questo lavoro fu la pubblicazione di circa 350 libretti, in forma di lettera o dissertazione, contenenti rare testimonianze, oltre che su Ripatransone, su Macerata, Ascoli Piceno, Massignano, S. Benedetto, Serra S. Quirico e Monte Santo. A riconoscimento di questa sua benemerita attività, nel 1863 gli venne conferito il titolo di socio corrispondente della Regia Deputazione di Storia Patria per le province della Toscana, dell’Umbria e delle Marche.
Morì a Ripatransone il 3 novembre 1867.
Le quattordici lettere sopra Monte Santo, dal 1839 al 1858, scritte, con l’eccezione di una, in occasione di nozze, contengono notizie inedite o poco note su fatti, personalità, edifici ed opere d’arte locali ed offrono al lettore moderno una rara occasione di compiere un giro nella Montesanto dell’Ottocento. Esse aprono squarci sorprendenti sulla città di ieri, con le chiese che non ci sono più, le porte abbattute, le opere d’arte perdute a causa dell’incuria o della scarsa considerazione di chi le custodiva e che oggi fanno bella mostra di sé in qualche collezione privata o museo fuori d’Italia; una città popolata di personaggi straordinari la cui memoria è svanita, o resta confinata nelle lapidi marmoree, che nessuno legge, o sepolta nelle carte d’archivio.
Il testo delle lettere, frutto di ricerche minuziose, è a volte appesantito da riferimenti e citazioni, che l’autore inserisce per documentare le sue comunicazioni e, soprattutto, per fornire una traccia a chi volesse cogliere l’invito, ripetuto più volte, a proseguire il corso delle sue indagini. In particolare tali sollecitazioni vengono rivolte, con insistenza, a Carlo Cenerelli Campana, padre di Maria Cenerelli, destinataria della prima lettera, perché porti a termine la sua opera sulla Storia di Montesanto, fornendoci così un’idea del faticoso iter che portò alla pubblicazione del libro nel 1852. La lettura è comunque molto interessante e permette di curiosare tra le reminiscenze del nostro territorio offrendo una notevole mole di informazioni, alcune delle quali assai poco conosciute, perché assenti nelle altre pubblicazioni sul tema della storia cittadina.
Riteniamo pertanto che la pubblicazione online di questi scritti, corredati di opportuni documenti fotografici, possa essere apprezzata da quanti amano tornare alle memorie del passato.
In conclusione, attraverso queste brevi note introduttive vogliamo rivolgere un omaggio e un pensiero riconoscente a Filippo Bruti Liberati, nobiluomo ottocentesco, santese onorario, cui la nostra comunità deve sicuramente molto per il contributo di conoscenza che ci ha donato; allo stesso tempo vogliamo esprimere l’auspicio che, grazie a questa iniziativa, si rinnovi l’invito a dedicare attenzione e cura alle memorie patrie, raccogliendo così, ancora una volta, l’invito espresso in questo senso dall’autore.
Potenza Picena, 20 settembre 2009
Gianfranco Morgoni