Cenni storici sulla Confraternita della Morte ed Orazione di Potenza Picena
Nel maggio 1488, per iniziativa della cosiddetta “nazione fiorentina” che vive ed opera in Roma, si costituisce una confraternita laicale della Misericordia, sotto la protezione di S. Giovanni Battista (Decollato), che si prefigge di fornire assistenza religiosa ai condannati alla pena capitale, provvedendo anche alla loro sepoltura (ricordo questo avvenimento perché anche il sodalizio di Monte Santo, in origine avrà la stessa denominazione della Misericordia o della Misericordia e Morte).
Sempre a Roma, nel 1538, viene eretta la confraternita della Morte ed Orazione con lo scopo – cito testualmente – di seppellire quei morti che, per la loro povertà o per essere essi deceduti lontani dalla loro dimora, restano senza sepoltura o sono tumulati in luogo non sacro. I confratelli, una volta al mese, partecipano all’orazione continua delle quarant’ore.
Questo secondo sodalizio, della Morte ed Orazione, già nel 1560, viene elevato ad arciconfraternita e capo di tutte le “compagnie” che si aggregano o si aggregheranno ad esso. Così, nel 1609, anche la compagnia della Morte della Terra di Monte Santo, nella Marca anconitana, archidiocesi di Fermo, si sarebbe aggregata all’arciconfraternita romana. Da questa data decorre la serie degli atti delle adunanze o consigli nei nostri archivi.
Ma in quale anno si era costituita la confraternita di Monte Santo? Ancora non lo sappiamo con esattezza. Si conserva una registrazione del novembre 1575, nel cosiddetto “libro” della depositaria comunale dei pegni, attestante che il pio sodalizio è attivo a quella data. Di esso fanno parte anche membri di alcune delle famiglie più in vista della nostra Terra, sovente chiamati (“estratti”) a ricoprire cariche di responsabilità. Per tutto l’antico regime, infatti, la confraternita gestisce due importanti istituzioni: un ospedale, destinato ad accogliere poveri e malati, ed un monte frumentario. Il primo era intitolato originariamente a San Giuliano; in seguito, però, quando esso verrà abbattuto, per far posto al collegio dei Gesuiti, e sarà edificato un nuovo ospedale presso la chiesa di San Sisto, questo sarà comunemente denominato “di San Sisto”.
Nell’agosto 1657, il nobile santese Giovanni Mancinforte, con suo testamento, dispone l’erezione del monte frumentario, con una dotazione iniziale di 50 rubbie di grano da distribuire ai bisognosi del posto. Ogni mutuatario è tenuto a pagare 2 quattrini per ogni coppa di grano presa in prestito per coprire le spese di gestione del monte stesso. Per tale motivo questa istituzione montizia della compagnia della Morte viene generalmente denominata, nelle carte, “Monte Mancinforte”. A proposito di questa famiglia, voglio ricordare che uno dei suoi membri, mons. Nicola Mancinforte, nato nella nostra Terra nel 1692, è stato vescovo di Senigallia e successivamente di Ancona.
La chiesa della confraternita, dedicata a San Sisto, conserva ancora due opere di rilievo: un crocifisso ligneo miracoloso e di singolare bellezza, che, secondo la tradizione – il condizionale è d’obbligo – sarebbe stato trovato sulla spiaggia del nostro litorale, ed una tela, raffigurante la Vergine con San Sisto ed il protettore S. Giovanni Battista. Sullo sfondo è una importante raffigurazione della nostra Terra di Monte Santo, circondata da mura e baluardi (credo sia l’unica raffigurazione seicentesca). Il dipinto, lasciato per decenni in precario stato di conservazione, nel 2007 è stato finalmente restaurato da Paola Carestia di Potenza Picena ed Eleonora Maria Milani di Muccia per iniziativa di alcuni cittadini, col contribuito di privati, aziende ed alcune istituzioni.
Documentata, fin dai primi del Seicento nelle nostre carte, è anche la presenza delle sorelle della Compagnia, le quali però non partecipano alle assemblee; in queste si delibera anzitutto sui servizi di culto; da menzionare al riguardo, la processione del Venerdì Santo, preparata e seguita con grande solennità a partire dal XIX secolo. Da ricordare anche le delibere in merito ai pellegrinaggi annuali a Loreto, al Santuario di S. Girio e talora al Crocifisso di Monte Cosaro.
I provvedimenti napoleonici del 1810 sulle corporazioni religiose determinano la sospensione dell’attività confraternale (di questa confraternita), la quale attività, dopo le riprese in età di Restaurazione ed in epoca post-unitaria, appare più circoscritta all’ambito religioso e devozionale, come attestano le varie riforme dello statuto, prima fra tutte quella approvata dall’arcivescovo di Fermo, cardinale De Angelis, nel 1842. All’epoca si ribadiscono i doveri di assistenza ai “fratelli” in punto di morte, d’intervento alle cerimonie della Settimana Santa, all’adorazione al SS.mo Sacramento nelle quarant’ore.
Dott. Roberto Domenichini
Buonpomeriggio,
poichè posseggo un crocifisso antico di piccole dimensioni da restaurare che curiosamente nella parte bassa reca lo stemma della morte simile al vs. logo (mentre in alto un angelo e ai lati due stemmi che sono stati purtroppo staccati), chiedevo :
1) se in passato fossero stati prodotti dalla vs. confraternita tali crocefissi ;
2) se si, più frequentemente in quale periodo storico (l’antiquario mi dice periodo fine 1800) ;
3) per un profano come me della materia mi sembra un oggetto curioso, potete dirmene di + in materia.
Un ringraziamento anticipato per una vs. risposta.
Grazie e saluti.
Per maggiore approfondimento avremmo bisogno di una foto del crocefisso in oggetto. Che mi può inviare come risposta alla mail che le ho inviato.