M° Flavio Clementoni – Potenza Picena 17/11/1886 – Fano 30/6/1958
In occasione del 50° Anniversario della morte del grande musicista santese Flavio Clementoni pubblichiamo l’articolo del Prof. Paolo Peretti uscito sulla rivista “Quaderni dell’Accademia Fanestre” di Fano.
L’articolo di Paolo Peretti “Flavio Clementoni musicista fanese d’adozione: un ricordo nel cinquantesimo anniversario della morte” è stato recentemente pubblicato in “Quaderni dell’Accademia Fanestre”, 7/2008, pp. 375-386 (Fano, Ed. Chiaruccia) ed è qui riprodotto per gentile concessione.
Flavio Clementoni, musicista fanese d’adozione: un ricordo nel cinquantesimo anniversario della morte
di Paolo Peretti
Oltre al “nume” Bruno Barilli (Fano 1880-Roma 1952), che tra i fanesi dediti alla musica tra Otto e Novecento è figura che giganteggia per ben noti meriti non solo musicali, tra la fine del XIX e la metà del secolo successivo, pure vi sono stati almeno altri due musicisti degni di menzione in rapporto con Fano, sebbene con destini in qualche modo opposti. L’uno, Franco Capuana, fanese di nascita (29 settembre 1894), ben presto però attratto dall’orbita partenopea che, a Napoli, ebbe la sua formazione e la sua patria d’elezione musicale: qui, acclamato e riconosciuto dopo una lunga carriera di compositore, direttore d’orchestra e direttore artistico di prestigiosi teatri italiani (dal S. Carlo di Napoli alla Scala di Milano, passando per la Royal Opera House di Londra), morì nel 1969. L’altro, sebbene nato al di fuori di Fano, visse l’ultima e significativa parte della sua vita nella città che aveva eletto a residenza sua e della famiglia sin dalla metà degli anni Trenta: di quest’ultimo voglio parlare, ricorrendo quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta a Fano nel 1958. Se infatti a qualcosa servono gli anniversari, è proprio a suscitare la memoria di personaggi poco conosciuti, o ingiustamente dimenticati: sorte, questa, che – fin troppo presto, purtroppo – è toccata al Nostro.
Flavio Clementoni, nacque a Potenza Picena (provincia di Macerata, arcidiocesi di Fermo), il 17 novembre 1886, da una famiglia di tradizioni musicali1: oltre a lui, vi furono altri suoi fratelli che si distinsero nella musica, tra i quali spicca indubbiamente il più giovane Arturo2. Flavio frequentò il Seminario di Fermo, fino al quarto anno di teologia, ma poi lasciò l’istituto, dove, però, aveva acquisito una solida cultura classico-umanistica e i rudimenti della musica impartitigli da un sacerdote, un certo Don Corradi. Frequentò poi presso l’allora Liceo musicale «Rossini» di Pesaro, dove ricevette più alti insegnamenti, specialmente da parte di Amilcare Zanella e Antonio Cicognani. Nel 1913 si diplomò in Strumentazione per banda e, nello stesso anno, conseguì l’abilitazione all’insegnamento del canto corale nelle Scuole Normali, il futuro Istituto magistrale. Durante la sua permanenza a Pesaro ricoprì il ruolo di primo clarinetto nella locale banda, dirigendo più volte la stessa nelle assenze del maestro titolare. Ebbe un successivo periodo di perfezionamento a Loreto, a contatto con la famosa Cappella musicale, che all’epoca era diretta dall’illustre maestro Giovanni Tebaldini; qui poté anche approfittare degli insegnamenti dell’organista dell’istituzione lauretana, il celebre concertista torinese Ulisse Matthey, che vi teneva corsi di pianoforte ed organo.
Affinata così coscienziosamente la propria preparazione musicale, Flavio partecipò a numerosi concorsi, iniziando una mobilissima carriera di direttore di banda che lo portò in pochi anni in varie città, anche fuori delle Marche: Treia, Montelupone, Citerna, Monteprandone, Rovigno, Petritoli, Bastia, Grottazzolina3; ma fu anche maestro «interino» a Osimo e a Recanati e presso la Repubblica di San Marino, dove diede nuovo impulso al locale corpo bandistico. Inoltre risultò primo eletto a Tolentino, per ricoprire il duplice invarico di maestro municipale (anche di banda) e di maestro di cappella della Basilica di S. Nicola; ma preferì accettare la nomina a maestro di musica del comune di Montecarotto, dove espletò la sua attività dal 1914 al 1925. A questa data, vincitore di pubblico concorso, fu incaricato dell’insegnamento del canto corale nell’Istituto magistrale di Camerino, città in cui si trasferì: ne diresse anche la banda, insegnando inoltre musica nel Seminario arcivescovile. Nel 1936 si spostò con la famiglia a Fano, dove fu attivo come insegnante di canto nell’Istituto magistrale «G. Carducci», di cui fu anche preside (1936-1937) e, più a lungo, vice-preside. A Fano insegnò anche religione nella Scuola artistica industriale «A. Apolloni», storia della musica presso l’Università popolare «G. Toniolo» e canto gregoriano e pianoforte nel Pontificio Seminario regionale. Godé la stima e l’amicizia di Mons. Vincenzo Del Signore, vescovo di Fano dal 1937 al 1967, in onore del quale (l’occasione fu il cinquantesimo di sacerdozio del presule), egli scrisse una Messa a tre voci (1958). Nel 1946, nell’abitazione fanese di viale Carducci 1, aveva subito la dolorosa perdita dell’unica figlia – di appena ventiquattro anni – avuta dal matrimonio con Maria Leonori, Maria Luisa (detta Marisa), alla cui memoria dedicò varie composizioni musicali sacre. Per le sue benemerenze, Flavio ottenne il titolo di Commendatore al merito della Repubblica italiana. Morì a Fano il 30 giugno 1958, e la città gli tributò solenni onoranze funebri. Comparvero necrologi e articoli commemorativi su quotidiani come La Voce Adriatica, Il Messaggero, L’Avvenire d’Italia, Il Popolo, Il Resto del Carlino, Il Tempo, La Voce delle Marche, L’Appennino Camerte, L’Osservatore Piceno. Anche il Bollettino ufficiale della Diocesi di Fano gli dedicò un ricordo4.
Prima di passare in rassegna la produzione musicale di Flavio, bisogna dire della sua parallela (e non meno importante) attività di conferenziere, di cui però – come si può facilmente immaginare – non restano se non i resoconti di cronaca. Una sorta di naturale corollario della sua primaria attività di insegnante, reso possibile e consolidato dalla solida cultura generale, non solo musicale. I primi saggi Flavio li diede a Camerino, tenendo apprezzate conferenze su compositori classici e contemporanei: da Palestrina e Vivaldi a Rossini, Verdi e Mascagni, senza trascurare il genius loci Filippo Marchetti5, a cui è intitolato il teatro camerte; da Toscanini a Zanella; dalla musica greca alla trobadorica, a quella liturgica. L’efficacia didattica di tali conferenze era opportunamente potenziata, come evidenziano le recenzioni giornalistiche, da ascolti di brani musicali «riprodotti al grammofono». Anche a Fano, naturalmente, non mancarono a Flavio occasioni per educare l’uditorio degli studenti medi e degli amatori della musica del luogo: nel 1937, particolare successo riportò un ciclo di sette incontri sulla storia della musica, dall’antichità greca ai tempi moderni, voluto espressamente dal Provveditore agli studi della Provincia di Pesaro ed esteso anche agli studenti del capoluogo provinciale6. Sempre a Fano, nella sala della Congregazione di carità (a cura del gruppo «L. De Bosis»), Clementoni avvinse l’uditorio con una analisi critico-estetica della sinfonia Pastorale di Beethoven7.
Dalle parole alle… note. Anche i concerti animati dal Clementoni ottenevano ampi consensi di pubblico, perché spesso lo vedevano impegnato nella direzione di grandi masse corali. Come quella volta che, nel Convitto «Regina Elena» di Fano, sotto la sua magistrale bacchetta, la «centuria» della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) di Fano si produsse nell’esecuzione di brani polifonici di varia epoca, dai madrigali del Cinquecento alle canzoni patriottiche – c’è da immaginare – allora in auge e d’obbligo. Era il fascistissimo 16 giungo 1942, e la perfomance fu memorabile8. Del resto, con la stessa compagine, Clementoni aveva ottenuto, l’anno prima, il primo premio assoluto in un concorso nazionale a Roma, meritando la trasmissione radiofonica e recando così lustro a Fano; un altro premio in veste di direttore di cori Clementoni ottenne a Firenze, in manifestazione e data non meglio precisate. In precedenza, altra occasione degna di nota in cui Flavio ebbe modo di mettere in luce la sua preparazione musicale e dare un decisivo contributo ad una manifestazione artistica ufficiale di grande impegno e risonanza, fu un concerto in onore di celebri musicisti marchigiani del passato, soprattutto Pergolesi e Rossini, tenuto a Pesaro nel 1934, di cui furono protagonisti accanto a lui Franco Alfano e Riccardo Zandonai.
Passiamo ora al Clementoni compositore; non senza prima dire, però, quale sia l’attuale situazione della conservazione e della effettiva conoscenza della sua opera. Innanzitutto, bisogna osservare che ben poche furono le sue composizioni date alle stampe. Allo stato attuale delle ricerche, si ha notizia solo di due pubblicazioni: 1) un inno per canto e pianoforte in onore di Filippo Corridoni su testo di Nazareno Ripari, risalente al 1929 e intitolato Avanguardismo corridoniano: L’altra sponda9; 2) la raccolta di brani didattici per pianoforte Cento nuovi esercizi di tecnica pianistica moderna, basata sulla scala esatonale e stampata nel 1937 a Rimini10 con prefazione di Amilcare Zanella, direttore del «Rossini» di Pesaro. Tutta la sua restante e cospicua produzione è rimasta manoscritta. E qui bisogna aprire una parentesi sull’archivio musicale di Flavio Clementoni, che, alla sua morte rimase alla vedova e poi passò ad altri eredi. Oggi esso dovrebbe essere conservato presso la pronipote Dott.ssa Marisa Clementoni, abitante a Pesaro. Uso il condizionale, perché, personalmente, non sono mai riuscito a vederlo. Nell’ormai lontano 1997, mentre conducevo ricerche sulla tradizione musicale di Potenza Picena in vista di un imminente convegno (il contributo fu poi pubblicato all’interno degli atti del convegno stesso)11, ebbi alcuni colloqui telefonici con la Dott.ssa Clementoni, ma di fatto non ebbi modo di consultare l’archivio musicale di Flavio che, da quanto potei capire, doveva essere sì conservato ma non inventariato né riordinato. Probabilmente (a meno che la situazione non sia cambiata negli ultimi dieci anni), le musiche manoscritte e inedite di Flavio non sono mai state vagliate nella loro consistenza né dai famigliari né da altri: ciò rappresenta un ostacolo per la conoscenza e la rivalutazione del compositore12. Tuttavia riuscii comunque, indipendentemente, ad individuare alcune composizioni autografe inedite di Flavio nell’archivio della Schola cantorum della Collegiata di Potenza Picena, di cui si parlerà più avanti. Resta il fatto che la parte più consistente e importante della produzione di Flavio (messe, oratori e altri brani sacri e profani) a tutt’oggi, purtroppo, non è accessibile ai musicologi e ai musicisti che la volessero fare oggetto d’attenzione o riproporre al pubblico.
Ora, qui di seguito, cercherò di delineare (in gran parte… a scatola chiusa!, cioè senza possibilità di riscontro sulle partiture) un approssimativo catalogo delle opere di Flavio, basandomi sulle indicazioni che il Mancini ha dato nella biografia clementoniana del 1959 e in altri suoi scritti. Benché questi non fosse un esperto di musica, fu l’unico tuttavia a poter personalmente visionare l’archivio musicale, che allora, grazie alla vedova di Flavio, era ancora ordinato ed accessibile nella dimora fanese del compositore da poco scomparso.
Nella prima parte della sua carriera, quale direttore di banda, Flavio dovette scrivere vari pezzi bandistici; si ha notizia di alcune composizioni di questo genere premiate dal Corriere dei musicisti di Stradella: la marcia caratteristica «Ai fuochi» e il valzer «Idillio».
Dallo stesso giornale risulta premiata anche una composizione per organo o pianoforte che non può però dirsi bandistica, intitolata «Il Natale: desiderio di pace universale»13.
Ovviamente, com’era allora consuetudine, Clementoni maestro di banda dovette approntare anche molte riduzioni di musiche di altri autori, specialmente sinfonie e brani da opere liriche.
Un lavoro melodrammatico in tre brevi atti, sentimentale e di carattere educativo per ragazzi delle scuole elementari, fu l’operetta «Il ritratto della mamma», su libretto di Don Vincenzo Catalini di Grottazzolina, che Clementoni musicò mentre si trovava a Montecarotto.
Sul fronte della musica da chiesa, spiccano per numero e qualità le messe, accompagnate generalmente dall’organo. Ne scrisse almeno otto, di cui quattro requiem: la «Messa in onore di S. Antonio», a 2 voci; la Messa «Sine macula», a una sola voce; la Messa «Quasi mirrha electa, a 3 voci (dedicata, come già detto sopra, al vescovo fanese Del Signore); la Messa «In nativitate Domini», a 3 voci (scritta per i cantori della Cattedrale di Urbino); delle messe da requiem, una, a una voce, è dedicata alla memoria dei suoi genitori; un’altra «ai caduti sul campo dell’onore per la Patria»; due alla memoria della figlia Maria Luisa, da una a 4 voci con orchestra. Un’altra messa a 4 voci pari, quartetto d’archi e organo, dovrebbe essere stata appositamente scritta da Flavio in occasione della prima comunione e cresima della figlia Maria Luisa, avvenuta nella chiesa di S. Maria in Via a Camerino intorno al 193014.
Lavori sacri di ampia mole sono anche i due oratori «Mater Dei» e «Agnes». Il primo, per soli, coro e orchestra, diviso in due parti, fu composto nel 1931, su testi latini scritturali approntati dallo stesso arcivescovo di Camerino, Mons. Umberto Malchiodi (ne venne dato un saggio nella chiesa camerte di S. Maria in Via, con accompagnamento di quartetto d’archi e organo, ma non si poté eseguire il lavoro completo, così come era stato concepito) 15; il secondo oratorio, che celebra S. Agnese vergine e martire, è anch’esso su testo latino, ma per ora non saprei dare ulteriori ragguagli sulla struttura dell’opera, le circostanze della sua composizione e di un’eventuale esecuzione. Giudizi estremamente favorevoli su «Mater Dei» furono espressi da illustri musicisti e compositori che esaminarono la partitura: Perosi, Mascagni, Zandonai, Alfano, Gigli, Cicognani ed altri.
Vari brani liturgici di minori dimensioni furono composti da Flavio, quali mottetti, introiti, offertori, ecc. e canzoncine devozionali, come ad esempio i «Trentuno canti di maggio», dedicati alla Madonna16. Merita menzione a parte un «Oremus pro Pontifice» a 4 voci e orchestra, eseguito per la prima volta a Fano in una grande Accademia, ma poi anche a Pesaro nel Teatro «Astra» e nel Salone dei concerti del Conservatorio.
Una specie di cantata di un certo impegno dovette essere «Apoteosi e Aspirazione», per coro a 3 voci e orchestra17.
Resta da dire di un numero imprecisato di brani sparsi (liriche, scherzi, madrigali, pezzi caratteristici, ecc.), autonomi e di varia natura e ispirazione, scritti per voce e pianoforte o per voci sole: preferibilmente, infatti, si tratta di pezzi corali a 4 voci dispari. Qui sarà possibile indicare soltanto una decina di titoli, ma sicuramente Flavio ne avrà scritti molti di più. Uno, polifonico, ne ricorda Cambriani, intitolato «Se bel rio»18, che verosimilmente mette in musica il celebre testo del Chiabrera. Di un altro intitolato «Tramonto di un sogno lontano», per voce sola e pianoforte, il Mancini riproduce in fac-simile l’incipit dello spartito. Vanno inoltre segnalati i seguenti brani, tutti per coro a 4 voci miste, di cui ho potuto a suo tempo rintracciare gli spartiti autografi19, precisamente: 1) «Cantico delle creature»20 sulla celebre lauda francescana; 2) «Tramonto», parole di Alfonso Pierucci (data: “Fano 5 aprile 1941/XIX»); 3) “La chiesetta», parole di Ludovico Uhland (data: «Fano 13 marzo 1941/XIX»); 4) «L’Ave Maria della sera», parole di Byron (dedica: «Alla dolce memoria di mia Mamma»); 5) «Ninna nanna grigio-verde»; 6) «Preghiera per i Combattenti»; 7) «Agli eroi delle 3 Creazioni: Mare-Terra-Cielo», parole di Otello Amati (la composizione è tripartita). Ovviamente, per gli ultimi tre brani, si deve pensare all’esperienza della prima guerra mondiale, vissuta da Flavio in prima persona: di delicata ispirazione è specialmente la «Ninna nanna», musicalmente costruita sul segnale militare del Silenzio. Appartennero a questa tipologia di canti anche «Madrigale», a 4 voci, «Visioni lontane» e «Pastorale»; questi ultimi due titoli sono ricordati da Mancini senza ulteriori indicazioni21.
Flavio infine armonizzò e adattò per coro diversi canti folclorici e popolari della tradizione marchigiana; di essi però non abbiamo più particolareggiate informazioni, né saprei qui indicare i titoli.
Abbiamo così ripercorso, senz’altro in maniera incompleta e con molte lacune, la produzione compositiva di Flavio, toccando però presumibilmente tutti i vari generi in cui egli si cimentò.
A Fano il Clementoni deve aver lasciato più di un’impronta di sé e della sua attività, che andrebbe cercata sia attraverso le testimonianze documentarie (spoglio dei giornali d’epoca, ricerca di eventuali spartiti musicali presso archivi ecclesiastici o privati, ecc.), sia raccogliendo le testimonianze orali di coloro – e furono molti, tra le varie generazioni di alunni dell’Istituto magistrale e dell’allora popolato Seminario regionale – che ebbero contatti con lui. Il ricordo di un sacerdote fanese, Don Riccardo Magnanelli, è già stato riportato dal Mancini22.
Forse non è ancora troppo tardi per raccogliere direttamente dalla viva voce e dalla memoria “a lungo termine” di ormai anziani protagonisti di quei lontani tempi qualche altro ricordo che concorra a meglio illuminare la figura artistica, professionale ed umana di Flavio Clementoni, musicista potentino23, fanese d’adozione24. Del quale piacerebbe pure poter ascoltare qualche brano musicale risuonare a Fano, dopo tanto lungo silenzio.
Note
1 La fondamentale biografia di Flavio resta quella di N. Mancini, Flavio Clementoni musicista e didatta, E.T.A. editrice di «Voce Adriatica», Ancona, 1959. Da questo opuscolo (scritto nella ricorrenza del primo anniversario della scomparsa e dedicato alla vedova del musicista), se non diversamente indicato, sono attinti tutti i dati qui riportati intorno alla vita e alle opere del Clementoni. Prima di questo scritto, Mancini aveva dedicato al musicista qualche articolo di giornale e sintetiche note bio-bibliografiche in altre sue pubblicazioni: cfr. N. Mancini, Potentini illustri. Ricerche bio-bibliografiche, Recanati, Pupilli, 1950, pp. 80-83 e Id., Visioni potentine, Fermo, Stab. Tip. Sociale, 1958, pp. 85-87.
2 Arturo Clementoni (Potenza Picena, 2 febbraio 1894-Ascoli Piceno, 27 dicembre 1984), più giovane di Flavio, assurse a fama maggiore del fratello nel mondo musicale contemporaneo, non solo in virtù della più lunga vita e carriera artistica, consumatasi prevalentemente ad Ascoli Piceno, quanto per una serie di motivi che possono essere così individuati: il fatto che molta della sua produzione compositiva nel campo della musica sacra fu data alle stampe, lui vivente, e diffusa attraverso i canali di una casa editrice di livello nazionale specializzata nel settore, la Carrara di Bergamo; la ben nota localizzazione del suo archivio musicale, dagli eredi scrupolosamente conservato e reso accessibile agli studiosi; l’esistenza di un organismo musicale, la corale ascolana intitolata al musicista, che, dopo la sua scomparsa ne ha perpetuato fino ad oggi il nome, mantenendo altresì stabilmente brani di Arturo in repertorio.
3 Le località sono desunte e citate, nello stesso ordine di elencazione (che potrebbe essere cronologico) usato da Mancini, Flavio Clementoni, p. 7. Vale la pena osservare che nel più recente e specifico repertorio di M. Anesa, Dizionario della musica italiana per Banda, ABBM, Gazzaniga, 2004, vol. I, p. 254 (s. v.) il numero delle località dell’esercizio dell’attività bandistica del Clementoni è più ristretto: non comprende Rovigno (da intendersi come la città istriana di Rovinj, oggi in Croazia), Bastia (Umbra?), Grottazzolina, Recanati e Repubblica di San Marino, mentre il soggiorno a Osimo vi è precisamente indicato dal 1928 al 1929, e, a Petritoli pare che Clementoni non abbia prestato mai servizio, essendosi classificato solo secondo nel concorso effettuato per la direzione di quella banda nel 1920: cfr. anche G. Colasanti, La Banda musicale di Petritoli, Fermo, A. Livi, 1999, p. 73. Attendendo che, auspicabilmente, vengano in modo circostanziato precisati i luoghi in cui fu presente ad attivo il Nostro, qui è stato reso il più ampio ventaglio delle possibilità.
4 Cfr. il numero di agosto-dicembre 1958 del cit. Bollettino.
5 Filippo Marchetti (Bolognola 1831-Roma 1902), compositore noto soprattutto per l’opera Ruy Blas (1869), che a suo tempo ottenne un successo internazionale, fu maestro di musica della Regina Margherita di Savoia e presidente dell’Accademia di S. Cecilia a Roma, nonché successivamente direttore di quel Liceo musicale. Da una decina di anni a questa parte è stato oggetto di rinnovato interesse, con studi intorno alla sua opera compositiva e pubblicazione di epistolari; evidentemente, la commemorazione di Clementoni deve essere vista come uno dei primi tentativi in epoca moderna di richiamare alla memoria della collettività questo musicista marchigiano.
6 Recensione ne Il Messaggero del 24 dicembre 1937.
7 Recensione ne Il Momento del 28 febbraio 1948.
8 Recensione ne Il Messaggero del 18 giugno 1942.
9 Pubblicato sotto l’egida dell’Associazione provinciale Insegnanti fascisti di Macerata dall’editore Mignani di Firenze (una copia presso la Biblioteca nazionale centrale della stessa città).
10 Dalla Tip. Garattoni: una copia della pubblicazione è segnalata presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze.
11 Cfr. P. Peretti-F. Quarchioni, Per una storia della musica a Potenza Picena (già Montesanto), in Atti del XXXIII Convegno di studi maceratesi (Potenza Picena, 22-23 novembre 1997), Macerata, Centro di Studi storici maceratesi, 1999, (Studi maceratesi, 33), pp. 411-506; le pagine in cui si tratta segnatamente di Flavio Clementoni (insieme con il fratello Arturo) vanno precisamente da 443 a 447.
12 Ben diversa la situazione dell’archivio di Arturo Clementoni, conservato ad Ascoli Piceno presso la figlia Rita Livia Clementoni Prevignano, ordinato e reso accessibile agli studiosi che ne facciano motivata richiesta (io stesso, sempre nel 1997, ho avuto modo di consultarlo ai fini della mia già citata ricerca: ricordo che allora era addirittura in corso una tesi di laurea su Arturo da parte di qualche studente universitario).
13 Il Mancini, in verità, nel segnalare questo brano, dice che è «per organo e pianoforte» (Mancini, Flavio Clementoni, p. 23), ma potrebbe facilmente trattarsi di un errore tipografico.
14 Questi dati li ricavo da una memoria sul Clementoni di Don Felice Cambriani, già pubblicata in Peretti-Quarchioni, p. 445.
15 Ibid., da cui si ricava anche la data di composizione dell’oratorio.
16 Inseriti nella raccolta I nostri canti, pubblicata ad uso interno degli alunni del Pontificio Seminario «Pio XI» di Fano dalle Officine grafiche italiane di Roma, in varie edizioni negli anni Quaranta. Di essi fa parte la canzoncina «A te canto, o Vergine» (datata 20.4.1947 e dedicata «Alla sacra memoria di Maria Luisa mia figlia diletta»), riprodotta in fac-simile come tav. f.t. in Mancini, Flavio Clementoni, tra le pp. 16 e17.
17 Cfr. Mancini, Potentini illustri, p. 82.
18 Cfr. Peretti-Quarchioni, p. 446.
19 Nell’archivio parrocchiale della Collegiata di S. Stefano a Potenza Picena, cartella Corale S. Stefano/ Spartiti: cfr. Peretti-Quarchioni, p. 447 (nota 99).
20 Un’analisi dettagliata di questa composizione si può leggere in Peretti-Quarchioni, p. 495-496.
21 Cfr. Mancini, Potentini illustri, p. 82.
22 Cfr. Mancini, Flavio Clementoni, pp. 18-19.
23 Il comune di Potenza Picena ha a suo tempo intitolato una via a Flavio Clementoni con delibera del 31 gennaio 1970: informazione ricavata da una scheda sul nostro musicista presente in Internet nel blog di Paolo Onofri, un appassionato cultore di patrie memorie potentine (http://isantesi.wordpress.com).
24 Non ho fatto ricerche sull’ubicazione della sepoltura di Flavio Clementoni che, insieme con quella della figlia Maria Luisa, dovrebbe trovarsi nel cimitero di Fano. Alla curiosità e alla… pietas di qualche volenteroso lettore fanese lascio quest’ultimo eventuale accertamento.
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io son la pronipote di flavio Clementoni ed effettivamente ho non solo tutta la sua musica ma anche il suo pianoforte con all’interno tutte le firme dei compositori del tempo: Perosi ecc. Sono stata molto felice di aver letto un articolo su mio zio
distinti saluti
Marisa Clementoni