Bruno Mugellini un artista con la musica nel cuore
A cura di Pamela Temperini
Nel romanzo di Kazuo Ishiguro, “The Unconsoled”, Ryder è un pianista di fama internazionale in viaggio per un concerto in un luogo imprecisato dell’Europa centrale. L’importanza del concerto è tale che sembra essere in ballo il futuro della città stessa. In centinaia e centinaia di pagine di sapore kafkiano si snoda il labirinto dei molteplici e paradossali contrattempi, incontrati dal musicista nei tre giorni precedenti l’esibizione, e dello sconforto di un uomo che non riesce a ricucire gli strappi della vita privata. Nel mondo non fittizio, in una precisa città del Maceratese, Potenza Picena, nasce Bruno Mugellini, un pianista la cui fama conquisterà le grandi capitali europee. La famiglia Mugellini, originaria di Roma, vive a Potenza Picena dal 1870. Pio, il padre, è un medico condotto chirurgo e si trasferisce spesso per la professione seguito dalla moglie Maria Paganetti. Quando nasce Bruno i due coniugi abitano in Piazza Grande, oggi Piazza Matteotti, ed è la vigilia di Natale: il 24 dicembre 1871. Il trasferimento della famiglia a Fossombrone, nell’Urbinate, coincide con il periodo in cui il piccolo Bruno manifesta uno spiccato talento musicale e la successiva iscrizione al Liceo musicale di Bologna segna in tappe precise il futuro dell’artista. Eccellente allievo, si diploma in pianoforte e composizione, e a soli ventidue anni è vincitore a Bruxelles come compositore in un concorso internazionale. Diversamente dal destino di Ryder, la materia sonora, per il giovane Bruno, è una continua fonte di gioia e di soddisfazioni e a Milano il suo poema sinfonico per orchestra, “Alle Fonti del Clitumno”, ispirato all’ode barbara di Giosuè Carducci, è un trionfo eseguito alla Scala sotto la sua direzione. Con questi onori rientra al Liceo musicale di Bologna, questa volta in veste di docente, lasciando un segno indelebile nella storia della didattica pianistica. Era direttore del Liceo quando la notizia della sua morte gela l’animo di chi lo conosceva ed apprezzava.
Il 15 gennaio 1912 Mugellini aveva soltanto quarant’anni. A cento anni dalla scomparsa, un’antica Istituzione di Potenza Picena, la Corale S. Stefano, si è fatta promotrice di un doveroso omaggio all’artista: una pubblicazione completa che ne ricordi e valorizzi i tre aspetti di scrupoloso didatta, di geniale revisore, in particolare delle opere di Johann Sebastian Bach, e di appassionato compositore. Sostenuto e confortato dall’amore e dall’ammirazione di Rosa, sposa intelligente e sensibile che gli dà due figli, Bruno Mugellini ricopre questi tre ruoli con serietà e passione. La straordinaria forza della musica lo aiuta a lenire in parte il dolore per la perdita prematura della dolce compagna, lo conduce fuori dai confini italiani a dare numerosi concerti da solo o con il “Quintetto” da lui fondato e del quale faceva parte anche l’eclettico Ottorino Respighi, e lo fa lottare per un cruccio che lo attanaglia da sempre, svecchiare il sistema di insegnamento negli istituti musicali italiani fermo a cinquant’anni prima rispetto a quello più moderno degli inglesi, dei francesi e dei tedeschi. Nascono così le sue opere critiche e didattiche, il “Metodo d’esercizi Tecnici”, in otto libri, e le “Lezioni teorico pratiche sui nuovi sistemi fondamentali della tecnica del pianoforte”, dalle quali emerge la fondamentale condizione che l’insegnante di pianoforte possieda anche una buona conoscenza dell’anatomia della mano e del braccio, della funzione dei tendini e dei muscoli per garantire all’allievo tempi di apprendimento più rapidi e con minor fatica. D’altro canto, l’allievo deve anche imprimere liberamente all’esecuzione la propria personalità, lasciarvi quella speciale impronta della sfera emotiva che sfugge ad ogni controllo tecnico e razionale. Se Mugellini avesse potuto parlare allo sconsolato Ryder gli avrebbe suggerito di coltivare la tecnica ma di usare anche il cuore e non solo nella professione ma in generale nella vita, che lo studio della musica ed in particolare del pianoforte aspira ad ingentilire ed affinare lo spirito, a nutrire le relazioni umane, così come il Maestro scrive nell’introduzione del testo Lebert & Stark, metodo per pianoforte, da lui curato: “Fra i fattori educativi della mente e del cuore, la musica, senza dubbio, occupa uno dei primi posti. […] La musica è un’arte e come tale mira ad innalzare e nobilitare il cuore dell’uomo. Ma essa esercita la sua influenza più universalmente di tutte le altre arti perché parla direttamente al cuore”.
Uno dei migliori rappresentanti della musica moderna anche fuori d’Italia, come lo ha definito il librettista e poeta Arrigo Boito, il 28 ottobre 1933 a lui viene intitolato il Teatro Condominiale di Potenza Picena la cui costruzione risale al periodo in cui il Comune si chiamava ancora Monte Santo. L’architetto di Recanati Giuseppe Brandoni, incaricato dei lavori, non aveva a suo tempo speso parole positive, valutando “angusto” lo spazio scelto, una sala del Palazzo Comunale, e l’opera in sé “ridicola ed inutile”. Predizione per nulla azzeccata. Il Teatro Bruno Mugellini, inaugurato il 27 dicembre 1862, è giunto felicemente al suo centocinquantesimo compleanno ed il servizio culturale reso alla comunità è indiscutibile come lo è quello del Mugellini alla storia della musica.
Un sentito ringraziamento al ricercatore di Storia locale Paolo Onofri e al dott. Roberto Domenichini per il loro prezioso contributo.
Fonti bibliografiche
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Mauro Mancini Il Teatro “Bruno Mugellini” l’Uomo l’Insegnante, l’Artista, Potenza Picena 1990
Articolo tratto dalla rivista Primapagina – Periodico d’informazione della Banca Marche – Marzo 2012 n. 59