I Mancini (Catillo) una famiglia di facocchi di Potenza Picena tra Ottocento e Novecento.

Onofri Paolo

Autore di quasi tutti gli articoli del blog, si dedica spesso alla ricerca storica.

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2 risposte

  1. Ennio Di Bartolomeo ha detto:

    Io, il sig. Alfonso Mancini me lo ricodo che aveva il suo laboratorio sotto casa,appena entravi dalla porta Girola a sinistra per andare verso le monachette e io mi soffermavo tanto a vederlo lavorare proprio sui “Birocci”,perche’ il lavoro che faceva mi incuriosiva molto. Io abitavo con mia zia Lina (Pescetti-Belluccini)proprio all’inizio delle scalette, mia zia aveva un frantoio per le olive,appena li sotto c’era Apollo con Mari’ che ferrava i cavalli e lavorava il ferro ed aggiustava aratri. La giornata ci volava via,anche perche’ si andava a fare gli “spi” per le mura, per i focaracci, altro che andare in palestra (che non c’era ) o a balletto come ai giorni d’oggi!
    La strada é stata la nostra seconda casa, poi vicino al sig. Alfonso c’era un’altro falegname (che poi sono partiti tutti per l’Argentina,ma non mi ricordo i nomi) e piu’ avanti c’era Milena che vendeva stoffe e filati, ancor un pochetto piu’ avanti la famiglia Asciutti, che vendeva terraglie e vicino i due parrucchieri “Baciccia & Serafi” ed piu’ avanti Sandro che anche lui vendeva articoli di regalo e tanti altri negozietti; quella strada era viva, quando passavi la sentivi che “respirava”, forse ho svagato un po’ ma mi sono fatto prendere la mano e dal cuore. Che bei ricordi che ho del mio paese natio!!!!!!ciao Paolo Buon Natale!

    • Onofri Paolo ha detto:

      Grazie per il tuo intervento ed auguri anche a te di buon Natale, Proseguendo le nostre ricerche storiche sui personaggi di Potenza Picena, ci accorgiamo sempre di più che la nostra realtà, la nostra stessa storia economica e sociale, affonda le proprie radici in una solida tradizione artigiana, fatta di veri e propri artisti, che hanno saputo dare al lavoro un valore culturale elevato.
      Di questa tradizione la famiglia Mancini (Catillo), veri artisti nel costruire e dipingere i birocci, erano sicuramente tra i rappresentanti più importanti.
      Porta Girola, o Marina, lo Trebbio (o Trivio), costituiva senza alcun dubbio il luogo privilegiato di quella parte di centro storico che rappresentava meglio l’anima pulsante di quella economia artigianale e commerciale tradizionale.
      Facocchi, falegnami, fabbri, friscoli, barbieri, piccoli negozi di terraglie e stoffe, articoli da regalo.
      Era una realtà viva, come gran parte del Centro Storico. Oggi tutto è cambiato. Il Centro Storico sta morendo lentamente. Scompaiono quasi tutte le attività artigianali, i piccoli negozi, gli abitanti stessi. Rimangono solo anziani a presidiare la nostra memoria storica, il centro storico, che è anche l’anima di una comunità.
      Molti dicono che questo è il prezzo da pagare alla modernità, al benessere. Noi crediamo invece che sia il segno di una grande povertà di valori, dove addirittura si rischia di perdere la memoria della nostra cultura e della nostra tradizione. Noi invece cerchiamo di recuperarla e valorizzarla.

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